02 Febbraio 2017
Appalti pubblici, nuovi criteri ambientali minimi per l’edilizia
Aggiornati i criteri ambientali minimi (CAM) per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione. È quanto contenuto nel DM 11 gennaio 2017 con cui il Ministero dell’Ambiente ha sostituito i vecchi criteri (DM del 24 dicembre 2015) sulla base dei cambiamenti tecnologici avvenuti negli ultimi anni, ma soprattutto in virtù dell’emanazione del nuovo Codice appalti (D.lgs. 50/2016).
L’utilizzazione dei CAM definiti nel decreto (allegato 2 per l’edilizia) nasce con la finalità di ridurre gli impatti ambientali degli interventi di nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione degli edifici, considerati in un’ottica di ciclo di vita. Dal 13 febbraio 2017 sarà obbligatoria l’applicazione dei nuovi criteri minimi da parte delle stazioni appaltanti che dovranno inserire nei bandi di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali presenti nel documento. E’ previsto inoltre che i criteri siano tenuti in considerazione anche ai fini della stesura dei documenti di gara per l’applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Per le nuove costruzioni e ristrutturazioni delle PA, ad esempio, occorrerà nel concreto considerare l’inserimento naturalistico e paesaggistico, garantendo la conservazione degli habitat presenti nell’area di intervento, oltre ad aspetti inerenti la riduzione del consumo di suolo, il mantenimento dei profili morfologici esistenti, l’approvvigionamento energetico, l’impatto su viabilità e sistema idrico.
I progetti degli interventi di nuova costruzione, inclusi gli interventi di demolizione e ricostruzione, inoltre, devono prevedere un piano per il disassemblaggio e la demolizione selettiva dell’opera a fine vita che permetta il riutilizzo o il riciclo dei materiali, componenti edilizi e degli elementi prefabbricati utilizzati.
ANAEPA-Confartigianato Edilizia, pur consapevole che il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale rappresenta per il settore edile un elemento qualificante, in riferimento al decreto sui Criteri Minimi Ambientali (CAM) rileva una distonia tra i principi di inclusione delle micro e piccole imprese inseriti nella Legge Delega di recepimento delle Direttive Comunitarie sui Contratti pubblici e questo provvedimento a corollario del nuovo Codice dei Contratti. Finora le stazioni appaltanti avevano avuto la possibilità di un’applicazione flessibile dei requisiti previsti per gli acquisti verdi; dal 13 febbraio, invece, gli operatori economici che non si adegueranno a tali richieste, divenuti obbligatori, rischieranno di essere esclusi dal mercato degli appalti pubblici (ad esempio, le imprese dovranno possedere tra i requisiti la registrazione EMAS oppure una certificazione secondo la norma ISO 14001).
Si auspica, pertanto, che il decreto correttivo al nuovo codice appalti, di prossima emanazione, sia l’occasione per apportare quelle rettifiche, come ad esempio favorire il km 0 e la scelta degli operatori in funzione della prossimità del luogo di esecuzione dell’appalto, che permetterebbero di cogliere pienamente i principi comunitari di inclusione delle micro e piccole aziende e contemporaneamente favorire lo sviluppo di un mercato a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica.
“Le politiche industriali non possono perseguire logiche di esclusione”, ha commentato il Presidente di ANAEPA Arnaldo Redaelli. “Se la selezione dei candidati dovesse avvenire secondo i CAM si delineerà un mercato per pochi. Vi sono tante buone pratiche che potrebbero portare agli stessi risultati di riduzione delle emissioni inquinanti e ricchezza per i territori. E, ovviamente dovrebbero essere intensificati i controlli in fase di esecuzione degli appalti”.