24 Marzo 2021
Sostenibilità ambientale, nuovo protocollo da ITACA
ITACA, l’Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale, ha pubblicato la nuova versione del “Protocollo ITACA a Scala Urbana”, un sistema di analisi multicriteria che comprende tutti quei parametri legati al concetto di sostenibilità che vanno dal miglioramento energetico ed ambientale dell’organismo urbano, al contrasto del consumo di suolo, alla qualità degli spazi pubblici, alle connessioni ecologiche, alla sicurezza, al sistema di mobilità pubblica, alla complessità funzionale, alla capacità di rispondere alla domanda di integrazione sociale.
L’intento del documento è quello di fornire alle Regioni uno strumento operativo in grado supportare le attività di valutazione di piani/programmi di rigenerazione urbana (valutazione ex ante) e di verifica dell’efficacia degli stessi (monitoraggio ex post). Allo stesso tempo il Protocollo può dare un valido contributo per orientare la progettazione verso una maggiore qualità e sostenibilità: si tratta di uno strumento rivolto sia ai progettisti/pianificatori degli enti pubblici sia agli operatori coinvolti nello sviluppo o nella trasformazione di aree urbane e potrà essere impiegato:
- in fase di progetto per definire le prestazioni di riferimento e come strumento di supporto alla decisione;
- per verificare in fase di realizzazione delle opere il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità;
- per monitorare in fase di esercizio, il livello di sostenibilità complessivo.
Diversamente dalla versione originaria del Protocollo a scala urbana, la nuova versione sintetica, partendo da un set di voci di valutazione di base (detti criteri), consente di fornire un punteggio di prestazione finale, indicativo del livello di sostenibilità dell’insediamento urbano e pertanto di formulare un giudizio sintetico sulla performance globale su un’area urbana.
I criteri sono stati elaborati considerando il grado di correlazione in ordine ai seguenti aspetti: programmi e ricerche di rilevanza internazionale per lo sviluppo sostenibile; i Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici, emanati con una serie di decreti di cui il più recente è il DM 11 ottobre 2017, che interessano anche le aree urbane contestuali agli edifici in esame; la Prassi di Riferimento PdR 13/2019; politiche e normative regionali relativamente agli ambiti di interesse (governo del territorio, rigenerazione urbana, ambiente, mobilità, ecc.); il grado di significatività intrinseca del criterio ovvero la capacità dell’indicatore di fornire una effettiva risposta rispetto all’esigenza espressa nel criterio stesso.
Tra i vari criteri contenuti nel protocollo, figura la conservazione del suolo, un criterio che valuta il riuso del suolo che è stato precedentemente utilizzato, occupato e/o contaminato. Il criterio è calcolabile per aree soggette ad interventi assimilabili alle categorie di seguito indicate: a) nuova costruzione o sostituzione di edifici e infrastrutture; b) riqualificazione o bonifica del suolo mediante il recupero dei servizi ecosistemici persi a causa di opere che hanno determinato l’uso del suolo, attraverso il ripristino delle funzioni ecologiche della stessa area o di un’altra porzione di suolo, in maniera pari o superiore a quella contaminata, inquinata, degradata. Il criterio attribuisce un punteggio elevato ad interventi che prevedono il riuso o la riqualificazione di suolo precedentemente occupato e/o contaminato. Al contrario la valutazione penalizza gli interventi previsti su terreno naturale, aree verdi o agricole. Obiettivo del criterio è quello di limitare il consumo di nuovo suolo. Quest’ultimo di fatti è da considerare unanimemente come risorsa non rinnovabile, caratterizzata da forme di degrado potenzialmente molto rapide e allo stesso tempo da processi di rigenerazione estremamente lenti. L’importanza di questo indicatore è quindi evidente: il suolo libero e il suolo agricolo, sempre più scarsi a causa della intensa crescita degli insediamenti, rappresentano gli elementi chiave per la salvaguardia degli equilibri ecologico-ambientali, e quindi vanno tutelati.