07 Febbraio 2014
Ritardo pagamenti PA, Italia sotto infrazione UE
Ancora lontani dai pagamenti in 30 giorni: una media di 170 i giorni che la Pubblica amministrazione italiana impiega a pagare le imprese, superando di 109 giorni la media Ue di 61 giorni e di 140 il limite di 30 giorni imposto dal decreto legislativo n. 192/2012 sui tempi di pagamento entrato in vigore il 1° gennaio 2013 in recepimento della Direttiva 2011/7/Ue.
Ritardi che costano alle imprese 2,1 miliardi di oneri finanziari e rappresentano uno dei principali ostacoli alla ripresa economica. A rilevarlo il Rapporto di Confartigianato – tra i referenti nazionali di Bruxelles – sull’applicazione da parte della PA della Direttiva contro i ritardi di pagamento, presentato nei giorni scorsi al vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani a Roma da Giorgio Merletti, Presidente di Confartigianato.
E proprio Tajani dopo i numerosi moniti, ha dato annuncio dell’avvio da parte della Ue della procedura d’infrazione contro l’Italia per i ritardi della Pa nei pagamenti alle imprese e il mancato rispetto della direttiva europea 211/7/Ue. Da questo momento l’Italia avrà cinque settimane di tempo per dimostrare di non avere violato la normativa europea, altrimenti partirà la lettera di messa in mora.
I ritardi di pagamento degli Enti pubblici sono costati alle imprese italiane 2,1 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari costringendo gli imprenditori a chiedere prestiti in banca per finanziare la carenza di liquidità derivante dalle fatture non saldate
Ai ritardi nei pagamenti si aggiungono anche i ritardi nell’applicazione dei Decreti sblocca-debiti, varati dal Governo ad aprile e ad agosto 2013 per accelerare i pagamenti alle imprese da parte delle Pubbliche Amministrazioni: al 22 gennaio 2014, infatti, risultano pagati 21.623 milioni, pari al 79,4% dei 27.219 milioni stanziati per il 2013. Le percentuali delle somme effettivamente erogate alle imprese rispetto alle risorse stanziate sono del 94,2% per i debiti dello Stato, scendono all’81,5% per i debiti di Regioni e Province autonome e al 70,2% per quelli di Province e Comuni.