22 Gennaio 2013

Parte il Piano Città con 28 progetti di riqualificazione urbana

Il programma del Ministero delle Infrastrutture dedicato alla rigenerazione delle aree urbane degradate, il cosiddetto “Piano Città”, avviato lo scorso giugno dal primo decreto sviluppo (Dl 83/2012), prende vita.

Sono state comunicate le proposte vincitrici per un cofinanziamento statale di circa 318 milioni di euro: dei 457 progetti di riqualificazione dei territori presentati dalle amministrazioni comunali di tutta Italia, ne sono stati scelti 28 e si stima che attiveranno investimenti per un valore complessivo di 4,4 miliardi tra fondi pubblici e privati. (vedi allegato)

La selezione del bando, affidata a una apposita Cabina di Regia (comprendente esponenti dei diversi ministeri interessati, della Conferenza delle Regioni, dell’Anci, dell’Agenzia del Demanio e della Cassa Depositi e Prestiti), ha privilegiato per la maggior parte progetti di housing sociale. Quanto ai criteri di selezione, sono stati quelli definiti precedentemente dal Decreto Sviluppo: immediata cantierabilità degli interventi; coinvolgimento di soggetti finanziatori pubblici e privati; riduzione di fenomeni di tensione abitativa, di marginalizzazione e degrado sociale; miglioramento della qualità urbana, del tessuto sociale ed ambientale.

Le risorse attivate tuttavia sono di gran lunga inferiori rispetto agli importi richiesti e, per evitare ridimensionamenti dei progetti, sarà necessario recuperare risorse utilizzando i programmi europei per le politiche urbane.

“L’avvio del Piano Città – ha commentato Arnaldo Redaelli, Presidente di ANAEPA-Confartigianato – restituisce alla valorizzazione e alla riqualificazione dei centri urbani un ruolo significativo per lo sviluppo e  l’occupazione. Auspichiamo che anche in futuro il Governo prosegua su questa linea perché le piccole e medie imprese dell’edilizia possano essere parte attiva nella ripresa dell’economia”. Il Piano Città nasce infatti come una potenzialità strutturale che verrà riproposta ogni anno e che potrebbe consentire anche ai progetti non attualmente finanziati, oltre i nuovi, di vedere la luce. Sempre che siano stanziate risorse adeguate.

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