11 Aprile 2013
Lavoratori edili distaccati, firmato protocollo di intesa
Siglato martedì scorso dal Ministero del Lavoro, dalle Associazioni datoriali dell’edilizia, tra cui ANAEPA-Confartigianato e dalle Organizzazioni Sindacali, un importante Protocollo di intesa sul distacco temporaneo in Italia di lavoratori dipendenti da imprese straniere comunitarie.
L’intesa stabilisce che le imprese distaccanti comunitarie dovranno provvedere all’iscrizione in Cassa Edile del personale distaccato laddove nel paese di origine non sia prevista una copertura analoga a quella per i lavoratori nazionali.
In caso di coperture analoghe, alle Casse Edili, ai fini della verifica della regolarità contributiva e retributiva, dovrà essere presentata la documentazione afferente il distacco stesso contenente, in particolare, il contratto di appalto o subappalto che giustifichi il distacco, copia delle buste paga emesse dall’impresa distaccante, nonché copia della certificazione attestante gli adempimenti di natura assicurativa, laddove il lavoratore rimanga iscritto presso l’Ente assicuratore del paese d’origine, e il rispetto delle condizioni contrattuali di settore vigenti in Italia.
E’ previsto, inoltre, che le Casse Edili provvedano a segnalare alle Direzioni territoriali del Lavoro eventuali anomalie relative alle imprese straniere comunitarie in distacco sul territorio italiano. Le Parti sociali, a loro volta, si impegnano a promuovere un collegamento diretto tra DTL, Casse Edili, Cpt e Scuole Edili per lo scambio di informazioni necessarie al fine di garantire non solo la regolarità del mercato, ma anche l’adeguamento dei livelli di formazione dei lavoratori distaccati nonché di programmare i necessari interventi per la sicurezza nei cantieri.
“Con la firma di questo protocollo – ha commentato Arnaldo Redaelli, presidente di ANAEPA-Confartigianato Edilizia – stiamo tentando di porre un freno al sempre più diffuso fenomeno della concorrenza sleale tra imprese giocata sul ribasso. Il ricorso indiscriminato a lavoratori stranieri dipendenti da imprese comunitarie, in particolare da Romania, Bulgaria e Polonia, che eludono le normative italiane, con vantaggi contributivi e fiscali enormi, altera il mercato e mina lo sviluppo e la crescita delle imprese sane, con ripercussioni negative anche sulla sicurezza dei lavoratori stessi”.