11 Marzo 2013
Il peso delle semplificazioni incompiute
Negli ultimi anni sono state emanate varie misure di semplificazione per rendere più snelli gli iter e gli oneri burocratici che gravano sulle imprese dell’edilizia. Nonostante le buone intenzioni di Governo e Parlamento, sono diverse le norme che, tuttavia, in assenza di appositi decreti o strumenti attuativi, non sono entrate pienamente in vigore, lasciando alle imprese gravosi oneri in termini di costi e di tempi.
Un caso riguarda la questione delle terre e rocce da scavo, il cui riutilizzo è stato regolamentato con il decreto 161/2012, ma è mancata l’approvazione a livello nazionale di disposizioni che escludessero gli scavi di piccole dimensioni (fino a 6000 metri cubi), come evidenziato anche da ANAEPA-Confartigianato: per quanto adeguate per i grandi cantieri, le nuove procedure risultano infatti eccessivamente complesse e onorese se applicate per piccoli scavi, tanto che alcune Regioni (Veneto, Liguria) si sono attivate per colmare il vuoto normativo con apposite delibere.
O ancora lo sportello unico per l’edilizia privata, che sarebbe dovuto partire il 12 febbraio scorso come unico punto di riferimento per le pratiche edilizie, ma che in numerosi Comuni, per via di ritardi telematici, rischia di allungare i tempi tecnici paralizzando il sistema. Solo pochi Comuni, infatti, hanno predisposto le piattaforme elettroniche per la gestione delle pratiche (Dia, Permesso per costruire, etc.).
Un’altra semplificazione che stenta a diventare operativa è la Banca dati sui contratti pubblici, “AVCPass”, istituita presso l’Autorità di vigilanza, che darà alle stazioni appaltanti la possibilità di verificare esclusivamente in via telematica tutti i requisiti delle imprese che partecipano alle gare. Il meccanismo, che sarà obbligatorio solo dal prossimo primo luglio, è ora in fase sperimentale con adesione volontaria e attende ancora alcuni interventi per la circolazione dei dati.
Anche le cosiddette white-list, previste dalla legge anticorruzione, sono ancora in attesa dell’apposito decreto attuativo che ne definisca le modalità. L’iscrizione delle imprese in tali elenchi, a seguito della verifica di non risultare soggette ad infiltrazioni mafiose, soddisferebbe i requisiti dell’informazione antimafia che le imprese non dovrebbero più richiedere in Prefettura per l’esercizio della propria attività.
Questi sono i principali esempi di misure di semplificazione rimaste sulla carta, ma se ne potrebbero aggiungere molte altri (validità del DURC a 180 giorni, cancellazione del silenzio-rifiuto per il permesso di costruire in presenza di vincoli) che potrebbero alleggerire il fardello della burocrazia per le imprese dell’edilizia e incentivarne la crescita.