04 Novembre 2015
Appalti centralizzati a rischio blocco
Dopo una lunga serie di proroghe, è scattato dal 1° novembre l’obbligo di centralizzazione degli appalti per i Comuni non capoluogo. Secondo quanto previsto all’articolo 33, comma 3-bis del Codice Appalti, per acquisire lavori, beni e servizi i piccoli comuni dovranno necessariamente ricorrere alle centrali di committenza, soggetti aggregatori o tramite apposito accordo consortile. In caso contrario, a chi non si adegua, l’ANAC non potrà rilasciare il codice identificativo gara (CIG) necessario ai fini della pubblicazione dei bandi. Ma il sistema non sembra essere ancora pronto e le gare d’appalto dei Comuni rischiano di essere fortemente rallentate, se non addirittura di bloccarsi del tutto.
La questione si complica con la deroga introdotta dal decreto 90/2014 (convertito in legge 11 agosto 2014, n. 114), che ha stabilito ai Comuni con più di 10 mila abitanti di poter procedere autonomamente all’acquisizione di lavori, beni e servizi al di sotto della soglia di 40 mila euro, senza dunque dover utilizzare strumenti di aggregazione. Il disegno di legge di stabilità per il 2016, tra le varie novità introdotte, ha però esteso tale possibilità dal 1° gennaio anche per i piccoli Comuni con popolazione inferiore a 10 mila abitanti che conservano così un loro margine di autonomia. Quindi tutte le amministrazioni, a prescindere dalla loro dimensione potranno bandire gare fino a 40 mila euro. Tuttavia, i Comuni con meno di 10 mila abitanti con le norme attualmente in vigore, fino all’inizio del 2016, non potranno in nessun caso bandire gare d’appalto, precludendosi così l’opportunità di accedere al mercato per l’affidamento dei lavori e per l’acquisto delle forniture di beni e servizi necessari.
“Condividiamo l’intento del Legislatore di voler favorire l’economicità e l’efficienza degli acquisti nei Comuni – ha commentato Arnaldo Redaelli, Presidente di ANAEPA – Confartigianato Edilizia – ma l’obbligo di centralizzazione degli appalti e le sovrapposizioni normative, unitamente al fatto che molti soggetti aggregatori non sono ancora pronti, rischiano di avere ripercussioni pesantissime sia sulle amministrazioni locali che sulle imprese fornitrici degli enti pubblici. Al fine di evitare il blocco del mercato degli appalti, nella complicata situazione legislativa che si è venuta a creare, sarebbe opportuno coordinare l’avvio del sistema sull’aggregazione con il nuovo Codice degli appalti, attualmente in fase di riforma. Nell’immediato è urgente allineare le due scadenze e dare da subito la possibilità anche ai comuni sotto i 10 mila abitanti di procedere autonomamente per gare sotto i 40 mila euro”.