28 Aprile 2015
Split payment, denuncia alla Commissione Europea
Presentata nei giorni scorsi a Bruxelles denuncia formale da parte delle associazioni imprenditoriali della filiera delle costruzioni ANCE, Anaepa-Confartigianato Edilizia, Cna Costruzioni e Aci-Produzione Lavoro sullo split payment. La violazione contestata è l’incompatibilità della misura adottata dal Governo italiano con la direttiva europea sui pagamenti e con le misure a favore delle PMI contenute nello “Small business act”.
Come è noto, il meccanismo dello split payment, in vigore dal 1° gennaio 2015 e previsto dalla Legge di Stabilità 2015, ponendo a carico della PA il versamento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) relativa alla cessione di beni e servizi effettuate nei confronti delle stesse, ha aggravato la situazione finanziaria delle imprese che lavorano nel settore dei lavori pubblici. In pratica gli Enti pubblici versano direttamente allo Stato l’imposta sugli acquisti di lavori, beni e servizi, e non alle aziende fornitrici. E così, queste ultime rimangono in credito di Iva e devono aspettare mesi prima di vedersela rimborsata. Secondo le stime dell’Ufficio Studi Confederale, la norma sui crediti Iva costerà alle imprese 230 milioni di euro. Inoltre, lo split payment si traduce in un ulteriore ritardo nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, dovuto alla tempistica di rimborso dell’Iva al creditore che supererebbe ampiamente un anno, situazione incompatibile con la direttiva europea 2011/7 in materia.
All’indomani della petizione on-line contro lo split payment, a cui hanno aderito migliaia di imprese, la denuncia formale alla Commissione Europea è solo l’ultimo atto dell’azione che le organizzazioni dell’edilizia stanno portando avanti da mesi. Nel documento si pone l’accento sull’evidente contraddizione dello split payment con quanto indicato nello Small Business Act e sulla violazione dei suoi principi fondamentali: “pensare innanzitutto al piccolo”; rendere le PA sensibili alle esigenze delle PMI; adeguare l’intervento pubblico alle esigenze delle PMI; facilitare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici; agevolare l’accesso delle PMI al credito. L’inversione Iva si configura invece come una misura contro le PMI, poiché drena risorse a loro dovute stabilendo, di fatto, una corsia preferenziale dei pagamenti a favore dello Stato.
Per di più il meccanismo dello split payment è stato introdotto senza aspettare il parere della Commissione e senza l’approvazione del Consiglio, in palese violazione della Direttiva 2006/112/CE, in quanto prevede che qualsiasi provvedimento di deroga in materia di Iva possa essere legittimamente applicato in uno Stato membro soltanto dopo che il Consiglio europeo ha adottato all’unanimità una proposta della Commissione a tale riguardo.