07 Marzo 2014
Edilizia scolastica, tante risorse inutilizzate
Il nuovo Governo ha inserito, come prioritari nel suo programma, gli interventi per la manutenzione e la messa a norma degli edifici scolastici. Pronti subito due miliardi, frutto dello sblocco del patto di stabilità interno, per ristrutturare e mettere in sicurezza le scuole e che, al tempo stesso, rappresentano un primo significativo investimento per il rilancio del comparto dell’edilizia. Secondo i dati del monitoraggio ministeriale sulla qualità delle strutture scolastiche, oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica; il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente; il 40% sono prive del certificato di agibilità; il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.
Numerosi sono stati negli ultimi anni i programmi di investimento per la riqualificazione finora avviati per arginare questa grave situazione, ma l’assenza di una visione strategica della politica di riqualificazione e ammodernamento degli edifici scolastici li ha resi inefficaci e frammentari, con la conseguenza di risorse inutilizzate e/o progetti bloccati. Con il Decreto del Fare di giugno 2013 erano state già stanziate risorse per l’edilizia scolastica per circa 150 milioni di euro, ma a fronte del ritardo di 485 progetti su 692 con il rischio di perdere il finanziamento, è stata varare una norma di proroga al 30 aprile 2014 del termine fissato al 28 febbraio per l’aggiudicazione degli appalti. Complessivamente negli ultimi dieci anni circa 1,2 dei 2,3 miliardi di euro (il 53%) stanziati dallo Stato per la riqualificazione delle scuole non sono ancora stati attivati.
Per offrire una soluzione efficace alla questione, ANAEPA-Confartigianato Edilizia ritiene indispensabile sbloccare al più presto i tanti interventi e progetti già definiti e monitorarne lo stato di attuazione, affinché l’edilizia scolastica diventi un ambito primario su cui puntare all’interno di un più ampio piano di rilancio delle infrastrutture, che avrebbe effetti positivi sulla crescita dell’economia e sull’aumento di occupazione.