27 Marzo 2013
Appalti, scatta la gestione associata per i piccoli Comuni
Anche se la strada per l’allentamento dei vincoli di stabilità appare meno in salita a seguito delle recenti aperture da parte del Governo, nondimeno, la situazione nei piccoli Comuni di Italia è destinata ad aggravarsi. In base a quanto previsto dal decreto “Salva Italia” (Dl 201/2011), a partire dal primo di aprile, infatti, i Comuni sotto i 5 mila abitanti dovranno affidare la gestione di appalti di lavori, servizi e forniture ad un’unica centrale di committenza mediante le unioni di Comuni ove già esistenti (gestione associata) ovvero costituendo un apposito accordo consortile tra i comuni medesimi. In alternativa possono avvalersi degli strumenti elettronici della Pubblica Amministrazione (Stazione unica appaltante).
In sostanza, gli Enti locali con meno di 5.000 abitanti non potranno più bandire gare d’appalto in via autonoma. Tuttavia, finora solo pochi Comuni si sono attrezzati per il cambiamento, con il rischio sempre più concreto di un blocco degli appalti in piccole realtà, che hanno subito in maniera ancor più pesante gli effetti della crisi economica. In caso di inadempienza, gli appalti effettuati direttamente dai singoli comuni saranno ritenuti illegittimi.
In realtà l’applicazione della suddetta norma, introdotta dall’art.33 del Codice dei contratti pubblici (dlgs 163/2006), avrebbe dovuto avere decorrenza per le gare bandite successivamente al 31 marzo 2012 (articolo 23, comma 5, del Dl 201/2011), ma proprio per non incorrere in una paralisi delle procedure di gara, il Decreto Legge 216 del 2011, nella sua conversione in legge, aveva spostato tale termine di un anno, portandolo al 31 marzo 2013.