21 Luglio 2021
Codice dei contratti, il ddl delega inizia l’iter parlamentare
La Ragioneria generale dello Stato ha “bollinato” il testo del disegno di legge delega per la revisione del Codice dei contratti che, dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri il 30 giugno scorso, passa ora all’esame del Parlamento per l’avvio dell’iter di approvazione.
Il DDL è composto da un solo articolo contenente i principi e i criteri direttivi che il Governo dovrà osservare in uno o più decreti legislativi recanti la disciplina dei contratti pubblici, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, anche al fine di adeguare la normativa interna al diritto europeo e ai principi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali, nonché di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi.
Il nuovo Codice, in particolare, dovrà essere strettamente aderente alle direttive europee, mediante l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti dalle direttive stesse, al fine di apertura alla concorrenza e al confronto competitivo fra gli operatori dei mercati dei lavori, dei servizi e delle forniture, tenendo conto delle specificità dei contratti nel settore dei beni culturali, anche con riferimento alla fase esecutiva, nonché assicurare la riduzione e la razionalizzazione delle norme in materia di contratti pubblici, con ridefinizione del regime della disciplina secondaria, ove necessario. A tal fine è prevista l’incentivazione dell’utilizzo di procedure flessibili, come l’individuazione di ipotesi in cui le stazioni appaltanti possano ricorrere ad automatismi nella valutazione delle offerte o al prezzo più basso per l’aggiudicazione.
Prioritarie saranno la riduzione e la certezza dei tempi di gara, di stipula dei contratti e di realizzazione delle opere pubbliche, anche attraverso la revisione e semplificazione della normativa primaria in materia di programmazione, localizzazione delle opere pubbliche e dibattito pubblico, la semplificazione delle procedure relative alla fase di approvazione dei progetti in materia di opere pubbliche, progettazione e lo snellimento delle procedure di verifica e validazione dei progetti, e la razionalizzazione dell’attività e della composizione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, la revisione e semplificazione del sistema di qualificazione generale degli operatori economici, la individuazione delle ipotesi di affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione dei lavori, la digitalizzazione e operatori economici, la riduzione degli oneri documentali ed economici a carico dei soggetti partecipanti.
Dovrà poi essere favorita la realizzazione, attraverso la semplificazione delle procedure, di investimenti in tecnologie verdi e digitali, nonché in innovazione e ricerca, anche al fine di conseguire gli obiettivi di incrementare il grado di ecosostenibilità degli investimenti pubblici e delle attività economiche secondo i criteri di cui al regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020 e prevedere, altresì, misure volte a garantire il rispetto dei criteri di responsabilità particolare attraverso la definizione di criteri ambientali minimi.