28 Giugno 2013

Terre e rocce da scavo, incertezze normative

Con il recente “Decreto del Fare” (21 giugno 2013, n. 69) il legislatore è intervenuto nuovamente in tema di terre e rocce da scavo. La materia è stata altresì inserita nel decreto sulle emergenze ambientali (legge n. 71 di conversione al decreto legge 43), approvato nei giorni scorsi alla Camera, senza tuttavia coordinarsi con le disposizioni del DL 69/2013 e ciò ha reso complicato il quadro normativo di riferimento lasciando imprese e operatori nell’incertezza.

Come è noto, la gestione per il riutilizzo delle terre da scavo è disciplinata dal DM 161/2012, recante dettagliate norme da rispettare per poter reimpiegare tali materiali, disposizioni troppo onerose e complesse per essere applicate ai piccoli cantieri, tanto da scoraggiarne sovente l’impiego. Per questo motivo ANAEPA-Confartigianato Edilizia, unitamente alla Confederazione, ha richiesto a più riprese una modifica della norma per i cantieri al di sotto dei sei mila metri cubi di materiale escavato, vista e considerata anche la vigenza di un rimando di legge ad un futuro decreto – mai emanato – recante specifiche procedure semplificate (art. 266 comma 7 del Codice dell’Ambiente, d.lgs. 152/2006 ).

Ora il decreto 69/2013, con il comma 2 dell’art. 41, interviene abrogando del tutto l’applicabilità del DM 161/2012 a tutti i cantieri, di qualsiasi dimensione, fatta eccezione per quelle opere assoggettate alla Valutazione di impatto ambientale – VIA o a Autorizzazione Integrata Ambientale – AIA. In sostanza il regime del DM vale solo per le grandi opere.

Una misura di per sé accolta favorevolmente dalle organizzazioni imprenditoriali, ANAEPA-Confartigianato Edilizia inclusa, che tuttavia non si armonizza con l’ulteriore disposizione contenuta nel decreto ambientale: l’art. 8 bis, comma 2 della legge 71, nel quale si prevede che i cantieri con volumi di scavo sino a 6 mila/mc applicheranno di nuovo le indicazioni dell’art. 186 Dlgs 152/06 e dunque un regime semplificato.

Ne scaturiscono criticità applicative che necessitano quanto prima di chiarimenti da parte del Ministero dell’Ambiente: la sovrapposizione dei due provvedimenti non solo vanifica il tentativo del Governo di semplificazione della materia, ma rischia anche di bloccare il riuso delle terre. Pertanto, ANAEPA-Confartigianato Edilizia, continuerà a monitorare il Dl del Fare, avanzando gli opportuni aggiustamenti nella fase di conversione del decreto in sede parlamentare.

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